Un campo dove immaginarsi tante comete, un vigneto “onirico”, un giardino ludico. Può sembrare uno scenario tratto da un racconto per bambino e, a tratti, almeno per quanto riguarda la suggestione e la scenografia lo è, ma allo stesso tempo è il centro dell’attività della nuova scommessa bolgherese, in fatto di “vino”, di Antonio Capaldo, leader della Feudi di San Gregorio (di cui è anche presidente), una delle aziende più estese del Sud Italia (200 dipendenti ed un fatturato di 26 milioni di euro). Capaldo, 39 anni, è il figlio dell’ex presidente della Banca di Roma, Pellegrino Capaldo. In Irpinia conta quattro milioni di bottiglie (si valorizzano i vitigni autoctoni come Greco di Tufo, Falanghina, Fiano per i bianchi e ancora rossi con Agalianico, Merlot, primitivo) per oltre 330 ettari vitati. Laureato in economia dal ‘99 al 2003 Antonio Capaldo ha lavorato alla Lazard di Parigi, poi ha conseguito il master in management internazionale a Londra e il dottorato di ricerca in Tecnica bancaria e finanziaria all’università la Sapienza di Roma, dal 2008 è partner della McKinsey & Company. Dall’Irpinia è giunto nell’eldorado del vino rosso, da taglio bordolese, acquistando la Tenuta Le Pavoniere del principe fiorentino Girolamo Guicciardini Strozzi che produceva due rossi Vignarè (Bolgheri superiore) e Ocra. Un investimento di oltre dieci milioni di euro, ma che gli ha consentito di entrare a Bolgheri con un’azienda già strutturata con annessa cantina e centro accoglienza.
Un altro investimento che si va a sommare alla Basilicata, Puglia, Friuli ed Etna per un totale di 600 ettari italiani. A Bolgheri su 15 ettari darà vita, supportato dalla direzione di Jeannette Servidio, un lungo curriculum a fianco degli Antinori e poi Fratini a Tenuta Argentiera, e l’enologo e agronomo Stefano Di Blasi, a cinque etichette, un vermentino, un rosato, e tre rossi, di cui un Bolgheri superiore. Nel frattempo è stato presentato il primo nato, Stupore, Bolgheri rosso 2015 un blend con Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah e Petit Verdot. “Campo alle comete (il nome deriva da un antico toponimo del luogo) – ha dichiarato Capaldo – che sta prendendo forma di giorno in giorno, ruota intorno al concetto di giardino incantato e un fantastico vigneto-giardino aperto al pubblico è quello che vogliamo realizzare entro la prossima primavera”. A definire questa visione eno-magica è stata coinvolta un’artista, l’illustratrice Nicoletta Ceccoli, che ha dedicato all’azienda un quadro suggestivo dalla quale scomposizione sono tratte le etichette. il simbolo dell’azienda invece è un soffione, uno dei giochi “naturali” preferiti dai bambini. “Il nostro intento – ha concluso – è confrontarci con varietà internazionali, che nell’esperienza di Feudi di San Gregorio abbiamo relativamente seguito a vantaggio dei vitigni autoctoni, e approfondire il nostro bagaglio di esperienze tecniche e umane. Il filo rosso è come sempre, e a Bolgheri ancora di più grazie all’ispirazione degli straordinari produttori che ne hanno costruito il successo il massimo rispetto del terroir e l’individuazione delle migliori sinergie tra suoli, microclima e varietà. Speriamo di saper contribuire allo sviluppo futuro di questo straordinario territorio, di sicuro si tratta di una sfida ambiziosa”.
© Riproduzione Riservata