Notaio Cristiani

Mauro Cristiani racconta la sua carriera e la trasformazione del territorio. “I miei primi 50 anni” 

Notaio CristianiOgnuno di noi ci sia un percorso già scritto. Forse lo è per chi, da sempre, è proiettato in una carriera che non ha mai messo in discussione. Come il notaio Mauro Cristiani che, dal 1977, è un punto di riferimento per tutto il territorio della Costa Etrusca. Festeggia 50 anni di attività ma non li sente proprio. Dotato di una spiccata versatilità, pacatezza ed eleganza, tratti che arricchiscono il suo profilo oltre la competenza e la professionalità perseguita nei quasi cinquant’anni di notariato. Professionista saggio, con un’impressionante conoscenza delle leggi, da dodici anni è anche Presidente del Consiglio Notarile di Livorno, conta un’esperienza di sei anni di giudice onorario aggregato presso il Tribunale di Livorno e oggi è Presidente della Consulta delle Professioni istituita presso la Camera di Commercio. Mauro Cristiani è un vero titano, instancabile, si direbbe un uomo d’altri tempi. E’ affiancato da dieci anni dal figlio Gialuca sia nello studio di Venturina sia a San Vincenzo. Mentre lafiglia ha scelto un’altra strada specializzandosi come biologa.

Dottore in quale anno ha conseguito la laurea?
Nel 1963 e ho iniziato il praticantato presso il Notaio Carlo Lollio a San Vincenzo. Nel 1968 ho vinto il concorso e dovendo scegliere tra le sedi libere più vicine optai per un paese nella provincia di Parma, Bardi, dove sono rimasto per dieci mesi. Ma non volevo rimanere in una terra che non era la mia e soprattutto dove mancava il mare… il vento di libeccio e di maestrale, gli odori della macchia mediterranea, la nostra maremma. Ogni settimana trascinavo a casa la mia famiglia, mia moglie Franca e i due figli, allora molto piccoli, tante ore di macchina per poi tornare in sede il lunedì. Quando mio figlio Gianluca iniziò a parlare con il dialetto parmigiano (“ papà, è mezzogiorno veh!”) decisi che era arrivata l’ora di tornare a casa. 

Mi fermai a Pomarance e vi rimasi vino al 1977, anno in cui presi il posto del notaio Arcangeli e Lollio nei paesi di Campiglia e San Vincenzo.
Chi può conoscere meglio di lei il territorio?Come è cambiato negli anni?
I momenti di cambiamento più determinanti risalgono agli anni ‘50 e ‘60, quando venne creato l’Ente Maremma voluto dalla Democrazia Cristiana. L’ente espropriò alla nobiltà latifondista molti terreni incolti, risarcendoli con prezzi equi, che vennero dati ai contadini indigenti. Sopra l’appezzamento di terreno avrebbero potuto edificare anche un fabbricato. Molte famiglie arrivarono persino dalle Marche e dal Veneto, soprattutto nel bolgherese, dove oggi esiste una via che si chiama appunto “dei marchigiani”. Dal 1967 fu data loro l’opportunità di riscattare il terreno divenendone proprietari. Il primo atto di riscatto lo feci proprio io nel 1971 con il presidente dell’Ente Maremma. Fu la fine di un’epoca, finalmente la terra veniva distribuita, nacquero piccole aziende agricole e vigneti oggi di eccellenza per il territorio. Negli anni ‘60 si passò al boom economico, Piombino e San Vincenzo poterono espandersi. Piombino, in particolar modo, divenne una cittadina splendida piena di giovani e di famiglie che arrivavano anche da altre zone dell’Italia per lavorare alle acciaierie. La cultura era molto viva, si prolificavano circoli culturali e musicali, questo sviluppo portò anche progresso e civilizzò una terra che per secoli sembrava restìa a ogni tipo di civilizzazione. L’edilizia prese piede e vennero realizzati nuovi alloggi e grandi ristrutturazioni. C’era benessere ma soprattutto lavoro per tutti. Prima degli anni ‘50 importante fu anche il così detto “appoderamento”, in che cosa consisteva? Fu il Granduca di Toscana ad imporre alle famiglie nobili dei della Gherardesca e degli Alliata di costruire dei poderi sui terreni che potessero dare lavoro a quattro famiglie. Nacque la mezzadria che avrebbe avuto il compito di dare lavoro a persone povere e indigenti. La popolazione viveva davvero ai limiti della sussistenza, la paga dei braccianti era davvero scarsa e il costo della manodopera era zero per i proprietari terrieri, i contadini non avrebbero mai potuto costruirsi una casa con le loro forze. Lei è un’amante della storia, quale personaggio storico è stato più innovativo qui sul territorio? Sicuramente Elisa Bonaparte Baciocchi, la “Baciocca”, come la chiamavano a Suvereto. Fu ispiratrice di legislazioni moderne e importanti codificazioni (tra cui il primo codice penale italiano), era amante della modernità e innovatrice dei costumi, rivoluzionò il sistema giudiziario, delle milizie, volle un diritto di ancoraggio, ordinò il bagno penale, istituì il dazio di bollo, l’ufficio del registro e delle ipoteche. Fece cose straordinarie nel Principato di Piombino nonostante la sua breve vita. Da esperto di diritto agrario, si ricorda se Elisa Bonaparte fece redigere qualche documento rurale? Il suo ministro Vidau fu incaricato di redigere un “Codice rurale di Piombino” nel quale la legge tutelava la proprietà privata dei terreni, si abbandonò il sistema feudale delle terre e del latifondo, i proprietari venivano tutelati da ogni abuso. Espropriò molte proprietà ecclesiastiche, istituì scuole e si occupò di vaccinare le persone contro il vaiolo. Ci fu molta attenzione anche verso le foreste e i boschi di cui il Principato era ricco e che potevano divenire una risorsa. Furono scritte su questo codice leggi e sanzioni che hanno del sorprendente. Per la prima volta Piombino divenne uno stato di diritto, grazie alle codificazioni delle leggi e delle sanzioni: tutti potevano osservarle e rispettarle. Su queste leggi potremmo scrivere un libro!  Lei che ha curato i grandi patrimoni della zona ha qualche aneddoto da raccontarci? Ce ne sarebbero molti ma come lei ben sa il notaio non può divulgare niente, spesso è come un prete al quale si confessano peccati e pene! Ma visto che la confessione è segreta rimane tutto nelle mie amate carte. Posso solo dire che ricordo con piacere le molte serate “di lavoro” nelle belle dimore di alcuni nobili della zona, divenuti col tempo cari amici, qualcuno purtroppo scomparso, dove, alla fine dei discordi seri, la loro squisita ospitalità consentiva di gustare, davanti ai ceppi accesi di carducciana memoria, un bel coscio di cinghiale arrosto e del buon vino ! Un bravo notaio doveva avere una ottima calligrafia e anche il dono dello scrivere! Oggi cosa ne pensa della meccanizzazione degli atti? Ne penso tutto il bene del mondo, in questo periodo festeggio anche i cinquant’anni di carriera e, come dicevamo, ne ho visti di cambiamenti. La scrittura in bella calligrafìa mi manca ma come si dice bisogna guardare al futuro e il futuro è la rete. Con il computer è tutto più facile, può immaginare che cosa doveva essere per il vecchio “notarius” sbagliare a scrivere un documento dopo ore ed ore di bella calligrafia. Secondo lei il notaio potrà svolgere anche nel terzo millennio la sua funzione? Insieme allo Stato sicuramente si, nel corso degli anni la prassi notarile, adeguandosi alle esigenze, è divenuta la cerniera necessaria tra Stato e cittadino, un ponte che avvicina due organismi complementari. Le libere professioni contano oggi circa due milioni di iscritti e danno lavoro a tre milioni di dipendenti. Il notariato, da solo, dà lavoro a circa 50.000 dipendenti. Nonostante ciò si tende a considerarlo una casta al di sopra delle parti e non siamo mai invitati alle tavole di decisione alla quale si siedono sindacati, industriali ed associazioni. Il libero professionista non ha ammortizzatori sociali e non pesa sullo Stato, inoltre la figura del notaio ha un legame di conoscenza del territorio che non ha eguali e lo considera proprio come se fosse un figlio seguendone la crescita e i cambiamenti. Che cosa ricorda di simpatico dei primi anni del suo praticantato? Ricordo che dovevamo effettuare un “beneficio d’inventario” in una merceria con un’eredità molto litigiosa. Ricordo, perché scrivevo tutto io, che ogni volta dovevano togliere e poi riapporre i sigilli perché gli eredi non si fidavano e si doveva inventariare e stimare tutto ma proprio tutto, sotto, l’occhiuta loro attenzione. Si può immaginare, iniziare dai bottoni, nastri, spille da balia, cerniere, aghi e tutto il resto. Fu davvero divertente… ancora lo ricordo. Un lavoro da amanuense!

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LA FIGURA DEL NOTAIO NELLA STORIA

Fides et imparzialitas era il motto degli antichi notai latini anche se, nell’antica Roma, i notarius erano soltanto degli scrivani privati, spesso schiavi o liberti che, prima di essere schiavi, avevano ricoperto cariche importanti in altre regioni dell’Impero. Prendevano appunti sulle loro tavolette di cera, chiamate tabelle: da qui l’epiteto di “tabelliones”. Spesso erano incaricati di scrivere discorsi pubblici per i loro padroni, arringhe private o giudiziarie, e con il tempo divennero cancellieri dei tribunali o al servizio dello stato. Nel III sec. d.C anche la Chiesa ebbe un suo corpo di notai che provenivano da ricche famiglie patrizie. Con Carlo Magno la figura del tabelliones e del notaio si fusero, anche se gli atti scritti non avevano validità di pubblica fede perchè tale potere spettava ancora al Sovrano. Soltanto nell’XI sec. d.C venne riconosciuta la “publica fides” al notarius e la validità dei documenti da lui rogati, facendolo divenire personaggio giuridico di grande importanza.
Dobbiamo però aspettare il 1913 perchè la figura del notaio divenga quella di un pubblico ufficiale in grado di validare gli atti tra vivi e morti, assicurandosi della pubblica fede, di conservarli in deposito, di rilasciarne copie ed estratti. Ai nostri giorni il rapporto tra notaio e territorio è ancora più stretto ed è di collegamento tra i cittadini e le istituzioni. Proprio in questi giorni si festeggia il Centenario della Legge Notarile del 1913 che influenzò fortemente il futuro di tutte le professioni legali, divenendo una legge pilastro dello sviluppo sociale ed economico dell’Italia liberale. La figura del notaio, formatasi con studi approfonditi, concorsi selettivi e costante aggiornamento serve a dare velocità e trasparenza anche alle migliaia di transazioni immobiliari che oggi sono di fondamentale importanza per la nostra economia. Il notaio con il tempo è divenuto importantissimo all’interno dello Stato, una figura professionale in posizione di terzietà rispetto ai contraenti capace di garantire attraverso il sistema dei pubblici registri la certezza del diritto e la stabilità dei rapporti interpersonali riducendo il contenzioso civile.