Si è tenuta a Bolgheri, nell’azienda di Fabio Motta, la prima verticale de Le Gonnare, il suo Bolgheri Superiore.
Dalla 2013, la prima annata, fino a raggiungere l’anteprima 2021, saltando solo la 2014, non prodotta.
Ho anche avuto l’onore di sedere al tavolo dei relatori e parlare con sentimento di cosa hanno rappresentato nel bicchiere queste vendemmie.
Anni bolgheresi, anni di vita. Bolgheri è il luogo del vino cresciuto con me. E non riesco a non parlare emozionandomi.
Ho conosciuto Fabio da Michele Satta,  nome portabandiera dell’avanguardia pura che fa parte dello sviluppo vitivinicolo di questa parte di Maremma. E per questo ho assaggiato i suoi vini, le timide rivoluzioni, fin dall’inizio.

Oggi Fabio Motta è l’esempio del vigneron in una terra quasi sacra, resa sacrale dai nomi altisonanti dei vini che la popolano. Da Sassicaia a Masseto. Lui però oggi è maturato e con lui i suoi vini che scandiscono la vera personalità di un produttore sincero, col timbro coraggioso e determinato a fare bene. Fiero della sua dimensione.
Belle annate le sue, ognuna con un piglio deciso di rispetto del territorio ma anche di precisione, libertà espressiva e generosità. Le stesse che si condensano bene nei caratteri dei vini colmi di spirto mediterraneo, sole e mare. Tra profumi di macchia, freschezza balsamica e salmastro. Erbe e bosco, fiori e agrumi.
Fino al 2019 Le Gonnare è stato un blend di merlot e syrah. Un merlot che viene da un’esposizione a nord e si sente. Poi la svolta. Dalla 2020 arriva il cabernet sauvignon che sostituisce il syrah. E parte un nuovo corso che nella 2021 mostra grandi prospettive future.

LA DEGUSTAZIONE

2013
Annata che non fa mistero del merlot scuro ma fiero, non sovraccaricato di orpelli che si fa caratterizzante nel blend. Palpitante, ematico. Distoglie l’attenzione un graffio acido che sembra timido ma poi affonda con decisione. Ma soprattutto il timbro inequivocabilmente territoriale che ci fa stare bene: il sale. Arriva e non se ne va più. Non tardano comunque ad aggiungersi anche note più complesse in torrefazione e cacao. Ma sono i petali bagnati di rose rosse, che rilanciano colore e densità congedandosi in balsamicità. In bocca non ha esitazioni, è dritto, appuntito, materico quanto basta ma fresco. Sapido. Chiude pulito e invita al sorso. Racconta Bolgheri. Affusolato e ricco

2015
Leggermente velato d’impatto, sembra che offra una lettura più introspettiva. Ma solo per un attimo perché poi si apre in tutta la potenza e la copiosità, struttura e muscolosità dell’annata. Più calda. Molto compatto nel calice, in bocca resta deciso e vibrante. Più austero, di grande invecchiamento. Corposo, tenace ma resta la freschezza. Il più preciso e anche il più bordolese. Ci conduce proprio là a Bordeaux, ad occhi chiusi.

2016
Annata felicissima dal bellissimo naso. Annata che parla da sola. Sa di menta e torna la balsamicità intrinseca nello spirito del vino, nell’accezione più bella del termine. Sa di macchia profumata, lavanda col retrogusto agrumato di melograno e arancia amara. Ha grande freschezza e bella dinamicità. Vibrante, teso ed energico. Danzante. Pieno di vitalità. Energia pura

2017
Meno espressivo, più contratto al naso. Più severo, in bocca è serrato. Il tannino si fa sentire ma non dimentica per strada la piacevolezza di sorso e la prontezza espressiva. È svolto bene e al momento è molto godibile al sorso.

2018
Torna prepotente il lato balsamico che si fonde con tanta frutta scura. E torna tutto, perché la 2018 pone al centro proprio il frutto. Palpitante nella parte scura, maturata bene. C’è un accenno più caramellato: è molto a fuoco al palato. L’erba medica del campo di San Guido urla nel bicchiere e con lei la rosa rossa appassita. Mi permetto anche di osservare che il cambiamento climatico segna un confine netto da qui in poi.

2019
Più leggero al naso, in bocca si fa molto esile ma incontra sempre dolcezza sul finale. È spesso ma allo stesso tempo sottile. Un’annata in cui si percepisce un momento di riflessione. Quasi una massima concentrazione tesa alla stilistica. Un bivio. Anche la parte alcolica spinge un po’ di più seppur in una lodevole chiusura minerale.

2020
Ecco che giunge il cambio deciso e si afferma il calice di mezzo. Più posato al centro dove resta sospeso. E’ in fase giovane con un futuro tutto da scrivere.

2021
Mi sembra che le idee si siano fatte molto chiare. Un neonato ma già bello in bocca, veramente intenso. Torna la freschezza balsamica e il rigore ma allo stesso tempo tanta lunghezza. Eleganza e grande finezza. Mi sembra veramente una buona partenza per il nuovo Le Gonnare.