I fratelli Nuti raccontano l’avventura nel vino in una terra su cui hanno scommesso per primi
Sono due fratelli, i fratelli Nuti. Flavio l’avvocato che lavora a Volterra, e Luca, che si occupa a tempo pieno dell’azienda di famiglia. La Regola, il Podere a Riparbella a cui li stringe un lontano e profondo legame familiare. Anche gli Etruschi in tempi lontani scelsero questa terra per produrre la vite. E allora come oggi la passione che lega gli uomini alla terra si è rinnovata. Con la famiglia Nuti composta di artigiani, dai nonni che lavoravano il ferro ai nipoti che lavorano la terra, passando per generazioni di appassionati del territorio. Un territorio in cui per primi hanno riconosciuto capacità di produzioni d’eccellenza. Oggi che a Riparbella si coltiva e si sperimenta il biodinamico e sono pronti a scommettere sul futuro “piccolo miracolo” vitivinicolo. Insomma buona terra non mente…
Quali sono i ricordi legati alla vostra famiglia, come siete cresciuti?
Viviamo da sempre a Riparbella. Dal nostro bisnonno fabbro-ferraio a mio nonno ed a mio padre la nostra famiglia ha vissuto in contatto con il mondo agricolo. Nel 1931, con la nascita di nostro padre Rolando, abbiamo iniziato l’attività di servizi agricoli, con l’acquisto dei primi trattori e delle trebbie. L’azienda vinicola è sorta invece nel 1990 per volontà di Luca appena laureatosi in Agraria all’università’ di Firenze.
Per anni prima di dar vita alla vostra produzione avete quindi lavorato nel settore anche nel bolgherese? La ditta di servizi agricoli da oltre 40 anni opera nel territorio del bolgherese, dove abbiamo avuto modo di conoscere molte aziende vinicole importanti, dalla Tenuta dei Marchesi Antinori a quelle dei conti Della Gherardesca e chiaramente la Tenuta del Marchese Nicolo’ Incisa .
Com’era allora il bolgherese… Salvo le più’ note aziende vinicole, il territorio era in gran parte coltivato a cereali, soprattutto grano ed ortaggi e non era certamente l’Eldorado vinicolo di oggi. Davamo una mano nelle operazioni di trebbiatura e raccolta meccanizzata delle barbabietole da zucchero nel periodo estivo, dopo gli studi. Oggi posso affermare che è stata un’esperienza formativa inprescindibile per lo sviluppo della nostra azienda.
La frequentazione dei luoghi già avviati al vino è stato quindi di stimolo a dar vita ad un’attività in proprio? Decisamente si, il contatto con alcune di queste grandi e già affermate aziende e la notorietà’ di vini come Sassicaia e Ornellaia ci spinse a riflettere sull’importanza di iniziare, nel nostro piccolo, una produzione di vino partendo proprio dalla vigna di famiglia di circa due ettari.
Il nome del Podere deriva dalla località? Località La Regola è un toponimo che ritroviamo nelle carte fiorentine del ‘700, sita sopra il paese di Riparbella .
Quindi vino fu… Da una produzione per uso familiare di 30 damigiane, nel 1995 iniziammo la vendita in bottiglia. Il primo vino affinato in legno risale al 1997 e fu un blend di sangiovese e cabernet “il Vallino delle Conche” che maturo’ 12 mesi in barrique “usate” proprio dal “Sassicaia”. Il risultato fu incoraggiante tant’è che l’anno successivo decidemmo di creare il vino simbolo dell’azienda “La Regola” Montescudaio doc (oggi Igt costa Toscana) da uvaggio di sangiovese, con una piccola percentuale di cabernet e merlot, che negli anni ‘99 e 2000 conquistò i primi risultati con due finali consecutive per i tre bicchieri del Gambero Rosso. È da allora e’ stato un crescendo .
Come siete cresciuti in un territorio diciamo vergine.. Riparbella all’epoca non aveva destato alcun interesse sul piano della produzione vinicola, in quanto i vicini Montescudaio e Castellina marittima erano più’ noti, lì alcune aziende avevano ottenuto importanti riconoscimenti. Noi abbiamo scommesso e a ragione sul nostro territorio, la nostra è stata la prima storica azienda vinicola che ne ha esalato il valore. Oggi ci sono altre aziende che hanno investito in questo territorio ed in pochi anni hanno raggiunto, come noi e più di noi, una eccellenza qualitativa tanto da riportare prestigiosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale a conferma della vocazione e importanza della zona di Riparbella.
E’ in progetto anche la nuova cantina, uno sforzo importante in questo periodo.. Abbiamo aspettato molto tempo poiché era importante, prima di tutto, migliorare le vigne e la qualità del vino. Oggi che stiamo percorrendo una buona strada possiamo affrontare, a conclusione di questo percorso ventennale, anche l’aspetto cantina che, dati i tempi, è un investimento coraggioso. Ma allo stesso tempo di vitale importanza per la nostra immagine e per migliorare la funzionalità: gli spazi per la vinificazione, stoccaggio e vendita dei nostri vini sono ormai angusti.
Gli ettari che possedete sono tanti e altrettante le etichette… Ormai siamo a venti ettari di vigneto con una produzione di vini bianchi a base di vermentino con percentuali variabili di chardonnay e di sauvignon, e maturati alcuni mesi in botte. Un rosato di sangiovese, merlot e syrah, una scelta di vini rossi sia in blend di sangiovese, cabernet e merlot, di cabernet franc o in purezza di sangiovese, syrah e merlot con “Strido”, la novità di casa che ha conquistato i 5 grappoli Bibenda alla prima uscita nel 2008.
Cosa vuol dire essere agricoltori oggi… Impegno costante, sacrificio e diremo rischio d’impresa, visto l’andamento attuale dell’economia e del mercato soprattutto italiano.
Riparbella si sta lanciando con il biodinamico, il vostro enologo Luca D’attoma ha anche una sua azienda e poi Caia Rossa, sta diventando un piccolo Eldorado futurista di cui voi siete i precursori? Come accennavamo la zona di Riparbella sarà sempre di più terra di grandi vini, per il suo particolare terroir e microclima, dove il rispetto dell’ecosistema si è mantenuto nel tempo. Nella coltivazione della vite dal metodo “tradizionale” dei nonni si e’ passati senza nessuna difficolta’ al biologico, di cui siamo da alcuni anni in conversione, sia in quello ancora più estremo del bio dinamico, con risultati diremo eccellenti.
Cosa vi augurate per il futuro, credete che le cose andranno meglio? Il lavoro serio e coerente farà’ la selezione in un mercato come quello italiano di forte concorrenza anche in termini di prezzi al consumo dei vini ed in forte regressione in volumi di venduto. I mercati esteri soprattutto dei paesi emergenti, Brasile, India e Cina sono l’unica via d’uscita a questa situazione di difficolta’ con ottime prospettive di crescita.
Il rapporto con il territorio e l’amministrazione, voi siete pisani, che pensate dell’accorpamento? In fondo si tratterebbe di ritornare alle origini, quando il comune di Riparbella era esteso fino al mare e la Provincia di Livorno doveva ancora nascere…
Avete dei consigli per migliorare il turismo, l’accoglienza, pensate che questo territorio possa fare di più? Certamente il turismo e’ una opportunità di ricchezza fondamentale per il territorio e dobbiamo unire le forze fra produttori, ristoratori e attività ricettive per dare un servizio ed un’accoglienza qualitativamente migliore e anche per far conoscere i prodotti tipici e le nostre bellezze naturali .
Insomma, visto i neonati in casa, il futuro è a tutto Merlot?? Diciamo che a Riparbella il merlot viene molto bene ed e’ un vino con caratteristiche indubbiamente territoriali, diverse da Bolgheri come dalla Val di Cornia. Ma è vero anche che altri vitigni si sono ben adattati ed esprimono più’ del merlot la peculiarità di questa zona, incontrando molto i gusti del mercato: il syrah e soprattutto il cabernet franc, vitigno quest’ultimo che per esprimersi al massimo ha bisogno di un terreno minerale, asciutto e soleggiato, come quello della zona di Riparbella.