Massimo Piccin, produttore racconta i traguardi e le aspirazioni di un vigneto a cui ha dedicato tutto se stesso
Una delle nuove leve della viticoltura castagnetana. Pochi lustrini e lavoro, fatica. Sì perchè si mette poco in mostra, evita spesso e volentieri i palcoscenici, ma i suoi vini parlano per lui. Produttore “giovane” ha già ottenuto importanti consensi e riconoscimenti. E’ Massimo Piccin, dalla fine degli anni novanta trapiantato stabilmente nella terra toscana consacrata all’eccellenza del vino. Da Vittorio Veneto a Bolgheri per inseguire un sogno, una grande passione. E in attesa della realizzazione di un’altra cantina da sogno, firmata Bernard Mazieres, che si andrà a sommare ai precedenti illustri, ci siamo concessi una chiacchierata con questo timido e “distratto” (come si autodefinisce, ndr) protagonista. Ora che è terminata la lunga vendemmia, ora che sono assopiti ma non ancora esauriti gli intensi profumi di mosto.
La vostra storia legata al vino è piuttosto recente. Da dove avete cominciato? Perché avete scelto Bolgheri? Una serie di circostanze, di coincidenze riorganizzate dalla volontà, mi hanno permesso di realizzare la mia passione, il vino. La scelta di Bolgheri è stata casuale. Cercavo un territorio vocato e sono capitato qui.
Stiamo attraversando un momento critico in vari settori. Quando durerà ancora questa crisi. Lei e la sua azienda come avete reagito? Podere Sapaio si rivolge ad un mercato di nicchia che si è dimostrato stabile. Non abbiamo avuto flessioni significative nelle vendite rispetto all’anno scorso. Ma i nostri numeri sono piccoli. Di fatto ci sono molto problemi nel mercato del vino che rendono incerto il futuro specialmente per le piccole aziende che devono difendere o reinventare una loro identità per essere visibili. Io credo ancora al valore della qualità e serietà del prodotto, della artigianalità/originalità.Ma forse in questo sono ingenuo.
Questo è un territorio bellissimo e la bellezza non è mai in eccesso. Anzi, va conservata gelosamente perchè si tratta di un patrimonio raro da trovare. Ci si può impegnare invece nel migliorare i mezzi di comunicazione, realizzando un disegno organico e condiviso da tutti i protagonisti del mondo economico, politico ed intellettuale
Da uno sguardo attento al territorio, da parte di chi detiene la grande ricchezza economica, cosa manca e cosa invece è presente in eccesso? Questo territorio è bellissimo e la bellezza non è mai in eccesso. Mancano invece sicuramente delle cose. Credo ci siano margini di miglioramento nella comunicazione del territorio, nel senso di un disegno organico e condiviso da tutti i protagonisti del mondo economico, politico e culturale. Probabilmente il vino ed il turismo, legato che sia o no al vino, rappresentano un aspetto economicamente rilevante per il territorio di Castagneto e Bolgheri. Importantissimo sostenere questi settori con una mentalità aperta e lungimirante che vuol dire per gli imprenditori avere il coraggio di parlare ad esempio del vino di Bolgheri e non solo del proprio, parlare del territorio, collaborare ed investire in progetti comuni anche se non c’è un diretto ed immediato ritorno economico. Per gli amministratori pubblici ascoltare le necessità di chi ha investito e nell’ambito delle proprie possibilità e competenze mettere in atto azioni pratiche che facilitino lo sviluppo dei progetti.
Il progetto di promozione Bolgheri @New York, un’iniziativa del comune con l’ausilio di finanziamenti pubblici e privati. Anche voi parteciperete? Un punto a favore e uno a sfavore dell’iniziativa Si. Una bella iniziativa diretta appunto alla comunicazione del territorio. Quindi benissimo. Eventuali punti a sfavore li riserverei a manifestazione finita!
Sarebbe in grado di suggerire dei processi innovativi teorici e pratici per mantenere elevati standard di produzione? Sinceramente no. A mala pena capisco quello che sto facendo ora.
Secondo lei il territorio possiede tutto ciò di cui ha bisogno per sviluppare e promuovere il turismo nel tempo. Da un punto di vista naturalistico sicuramente. E le bellezze della natura vanno conservate gelosamente perchè sono un patrimonio irriproducibile. Ci sono molti imprenditori con grandi capacità economiche che hanno investito e vogliono investire in modo serio in questo settore. Se ci aggiungiamo il consenso della collettività e della amministrazione comunale gli ingredienti ci sarebbero tutti.
Però… Francamente il cuoco sonnecchia e gli ingredienti non sono ancora ben amalgamati tra loro.
Si fa un gran parlare di speculazione, soprattutto nel vostro settore: cantine da sogno, vini con prezzi da record. Qual è la vostra idea al riguardo? I prezzi del vino li fa il mercato. Se si ha l’impressione che un vino costi troppo basta non compralo. Le cantine da sogno? Sono un efficacissimo mezzo di comunicazione che mette insieme in modo affascinante varie competenze da quella strettamente enologica, all’architettura, all’arte. Sono luoghi dove si fa il vino ma anche la mostra d’arte o il concerto. Nella nostra zona abbiamo esempi importanti.
Qual è la frazione di Castagneto a cui siete più legati? Preferite Castagneto Carducci o Bolgheri? Perché? Donoratico!…Questa è una domanda cattiva però. Ho vissuto a Castagneto per tre anni appena mi sono trasferito. Sentimentalmente sono legato a Castagneto. Ho bellissimi ricordi. Oggi frequento più Bolgheri…mah.
Se potesse azzerare il business legato al vino nella zona dell’alta maremma, da dove ricomincerebbe? Da Sassicaia ‘85.
Perchè? La dimostrazione dei risultati che si possono raggiungere a Bolgheri. Un vino grandissimo. Ora, un vino così si fa una volta ogni tanto, ma tutti possiamo lavorare con la sicurezza che almeno potenzialmente possimo fare qualcosa di grande perchè siamo in un territorio che lo permette. Non che siamo nel migliore dei mondi possibili ma tutto sommato non cambierei nulla di quello che è stato fatto o successo.
Quale il fattore determinante nella creazione di un buon prodotto, qualunque esso sia. La passione, credo valga anche per i bulloni.
E nel vino, terroir a parte? Come sopra. Un’altra cosa importante è l’attenzione per i dettagli, anche i più piccoli. Spesso più sono piccoli e più sono determinanti.
Cosa determina l’eccellenza Fare tutto da manuale e poi aggiungere quello che manca.
Oggi arrivare presuppone… Sapere dove si vuole andare. Non è una battuta, non è una cosa scontata.
Qual’è stata la decisione manageriale più difficile In particolare non saprei. E’ spesso difficile e sempre quando ci sono in ballo delle persone.
Il vino che avreste voluto inventare e quello che vorreste ancora realizzare Chateau Latour ’90. Sapaio 2048, vorrei assaggiarlo a 80 anni..
Come vede Bolgheri e i suoi frutti tra vent’anni? Nel campo del vino benissimo. Oggi ci sono molto aziende nuove che lavorano egregiamente con vigneti giovani. Che cosa succederà quando i vigneti saranno più maturi?
Qual è il sogno che ancora tiene nel cassetto? Al massimo le faccio vedere la chiave. I sogni sono segreti!
Il momento in cui si è sentito più orgoglioso dei suoi vini. Quando ho spedito il primo ordine.
Chi è oltre che un produttore vitivinicolo Massimo Piccin? E’ quello che cerco di capire da 42 anni.
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